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Echo Chamber, l’anima del web e dei social

su Affaritaliani

“Echo chamber (media): In news media, echo chamber is a metaphorical description of a situation in which beliefs are amplified or reinforced by communication and repetition inside a closed system. The term is a metaphor based on the acoustic echo chamber, where sounds reverberate in a hollow enclosure.”

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Questa è la spiegazione in inglese di cosa significa Echo Chamber.

In fondo, la camera d’eco. Ciò che rimbomba e risuona a macchia d’olio, specie se reso virale da un sistema mediatico quale è il social .È l’anima del web, soprattutto del social web marketing a tutti i livelli. L’intento ( non sempre voluto e studiato a tavolino, intendiamoci) è quello di rendere più possibile dilagante un “dato” evento o notizia che si voglia spargere nel mondo per ottenere un “dato” risultato.Spesso, ahimè, l’intento non è proprio, diciamo “ sano”.

Mi spiego meglio: se voglio divulgare ( rendere virale proprio come una epidemia influenzale) una data notizia, la affido ad influencer del web, molto seguiti e trascinatori, ed in men che non si dica raggiunge picchi massimi di divulgazione.

Si chiamano condivisioni, che a loro volta creano ulteriori condivisioni con i nostri rispettivi contatti, e via così.

Facebook è nato per questo, al di là del bello di interagire e ( appunto) socializzare, ma è la conseguenza non la prima mira. Pensate davvero che gli investitori ( che pagano ) vedano unicamente la socializzazione tra persone che condividono un “buongiorno come state, che fate, io sono al mare”, uno strumento di propagazione commerciale?

Oggi, con i social e la condivisione dei commenti, c’è un mondo di interessi. Ed immaginate cosa può produrre un sistema di comunicazione del genere quando si vuole spargere notizie ad hoc. Ecco, ciò è bellissimo quando si tratta di belle notizie, immaginate quando sono brutte o peggio, fake ( false) notizie. La notizia diventa vera, anche se falsa. Anche quella “mezza” verità che si può immaginare diversa, ma la di contorna di nostre verità. La rende vera la sua divulgazione. Ricordate il detto: “voce di popolo, voce di Dio“? Chiedetevi perché. Ma il popolo è capace di vedere la verità, o si fa trascinare dalle Echo Chamber?

Cioè, quindi, dall’eco che produce una “data” notizia resa virale? Questo è il punto.

Poi, c’è tutta la questione del “telefono senza fili” ricorderete pure questo giochino. Si dice una breve frase, a cui si aggiungono altre parole, ed alla fine diventa una lunga sequela a cui ognuno mette del suo. Ribaltando il vero senso iniziale. E poi, non ultimo, l’intento più infimo. Quello di aizzare la folla “strumentalmente” contro un certo argomento. Come? Toccando i punti chiave dell’animo umano, le corde dei sentimenti, delle sofferenze. Quelli dove poco si media con la ragione, ma in cui prevale l’istinto primordiale.

Ecco che qui davvero si tocca il fondo. L’odio e l’arroganza, nonché la presunzione di verità, in fondo parti dell’uomo, diventano gli attori protagonisti della scena. Lo abbiamo visto in diverse occasioni, ovunque e non solo in Italia. Basta un fatto che colpisca l’opinione pubblica, e che serva a fare audience a qualche forza politica, ed è fatta. Lo stuolo di influencer “smanettoni” è già all’opera. Di recente i fatto riferiti ad esempio al razzismo, salvo poi verificare che razzismo non era, ma unicamente delinquenza. Ma cambia eccome se passa l’idea di pericolo xenofobo!

La Echo Chamber e La post – verità unite tra esse, sono il fenomeno che stiamo vivendo, a causa del quale le notizie che passano attraverso la comunicazione di dati oggettivi, sono meno influenti rispetto a comunicazioni che fanno appello alle emozioni e ai sentimenti creando però credenze condivise molto forti. Come si crea la post-verità? Molti fenomeni contribuiscono a crearla, sociali, psicologici e anche tecnologici. Ciò che contribuisce maggiormente all’irrigidimento di queste convinzioni è la costruzione di “una bolla “ che fa rimbombare solo un certo genere di informazioni: una echo – chamber. Appunto.

Tutti noi ormai usiamo i social, sfogliamo i quotidiani online, ma quando e “quanto” veramente ci fermiamo a leggere e riflettere ? E Facebook lo sa, e sa molto bene come funziona: per esempio usando i video, che le persone apprezzano assai più del testo scritto. Perché se vuoi catturare l’attenzione attraverso il social network, devi puntare sul video e sulle immagini e non sul testo, perché possa fare breccia sul lato emotivo.

Niente di male, il marketing da sempre funziona così. Niente di male finché questo escamotage non viene usato in cattiva fede per diffondere notizie false, spesso da fonti poco attendibili.

È il continuo riproporci notizie a sostegno delle nostre convinzioni che ci convince doppiamente che siamo nel giusto e che non dobbiamo cercare una “seconda opinione”. Da un lato informazioni contrarie non compaiono, dall’altra tutti sembrano dire la stessa cosa, ecco che: quindi sarà vero! Questo vale per tutti, sappiatelo. Non c’entra il fatto che siate o meno persone colte e istruite.

Ma ultimamente è l’informazione di bassa qualità, le cosiddette Fake-bufale che stanno prendendo piede, con effetti concreti e davvero dannosi per la società.

Come uscire dalla stanza? Si può, ma credo che occorra agire sullo spirito critico dell’individuo e soprattutto sull’insegnare a come poter gestire queste informazioni perché siano più padroni dell’algoritmo e non semplici vittime. Ma non è affatto semplice. E lo sanno.

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