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giornalismo dove sei?

Giornalismo dove sei?  Social come megafono del populismo?

E diciamolo. Siamo, di fatto, migrati da una società della comunicazione, ad una società della conversazione. Peccato che nella conversazione vi sia uno scambio di informazioni non spesso veritiere. Ciò che si evidenzia, ogni giorno, è solo propaganda e fakenews, praticamente disinformazione, a parte rari esempi di contraddittorio e di contenuti di spessore.

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Come a dire, i grandi intelligenti si dileguano rispetto i social. Si sono messi da parte, probabilmente in una nicchia riservata e lontana dal tuono delle masse urlanti. E pazienza, se così agendo la verità muore e la democrazia si indebolisce. Perché così è. Anche se potrebbe sembrare il contrario.

Negli ultimi dieci anni, grazie proprio l’avvento dei social, è avvenuta una vera trasformazione radicale e profonda nel nostro modo di comunicare. Siamo proprio passati da una “società della comunicazione”, quella dei mass media, per intenderci, dove, come sappiamo, l’informazione viaggiava da uno a molti, alla “società della conversazione”, diciamo dei media soggettivi, dei canali propri, personali, dove lo scambio di informazioni è diventato da molti a molti.

Cosa è cambiato, sostanzialmente? Ovvio che quando cambia il nostro modo di comunicare, significa che cambia pure la società, e quindi diventa lecita, normale la domanda: il populismo dilaga grazie ai Social, o sono essi la causa ( o concausa) del dilagare del populismo?

Ricorderemo come l’avvento della Tv abbia incarnato un grande ruolo nella informazione, ma anche nella elevazione culturale della massa, che cercava, grazie ad essa, di elevare il proprio linguaggio anche grazie alle espressioni colte dei mass media. Ricorderemo, infatti, e con piacere, il parlare forbito e appassionato della politica del tempo, al di là delle diverse opinioni e linee di pensiero, ma proprio come capacità di esposizione.

Oggi, invece, ciò a cui assistiamo è proprio un processo inverso.

La politica, e quindi chi la rappresenta, pare aver adeguato il proprio linguaggio abbassandolo alla massa, portandolo, cioè a quello del ‘social media da bar’, dove conta più lo slogan, la battuta pronta, l’aggressione verbale, più che la logica del ragionamento, la elevata rappresentazione dei contenuti, e non ultimo, la forma. .

Si viaggia a colpi di Like e di commenti, più ne hai, più l’indice di gradimento sale. Non contano più le indagini di gradimento attraverso le campionature, perché è il Pollice alzato dei social, l’indicatore primo. Il ‘pollice social ‘, che mi ricorda un po’ l’antica Roma, è diventato l’indice di gradimento o deprezzamento della politica, ben più di altri parametri. Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, sono i maggiori canali Social, e tutti sono diventati funzionali allo scopo, cioè quello di far “girare” una notizia.

Il politico oggi li usa come agenzia stampa, ed ecco che nasce così qualche distonia. La confusione che si crea tra l’informazione e la conversazione è spesso causata proprio da questa semplice motivazione, e cioè dal fatto che un politico possa e debba usare i social come mezzo di comunicazione, ma non può pensare che la stampa o i media seguano la sua linea, perché esistono ( e menomale)regole deontologiche ed etiche da seguire, soprattutto di libera espressione e traduzione di contenuti.

Oggi il giornalismo è divenuto quasi presenza scomoda, visto quasi strumento inutile, mentre un tempo veniva garantita proprio da questi la notizia certa. Dove esiste più il contraddittorio, quello vero e non pilotato, e dove sono finiti l’opinionista pungente, stimolante, le tribune elettorali, il faccia a faccia, la politica in mezzo alla gente?

Paradossalmente, il muro si è alzato proprio grazie ai Social, che anziché dare apertura alle informazioni, hanno tolto il legittimo e doveroso impegno a rispondere a dubbi, alle domande poste, che dovrebbero essere la base per la formazione dell’opinione pubblica. Oggi, ciò che emerge, inquietante, è solo ed unicamente propaganda. Continua e costante. E sarà molto difficile tornare indietro, per molti, molto, molto più comodo così.

E poi, non dimentichiamo la camera d’eco. La famosa Echo Chamber, di cui molto si parla, specie riguardo l’uso di questa metodologia da parte di un certo schieramento politico. Abbiamo rispolverato, un po’, il vecchio detto “ Parlatene male, ma parlatene”, ed è vero. Funziona cosi. Anche se si pubblica una notizia di cui abbiamo giudizio negativo, essa appare nel web, e quindi le diamo risalto. Sono concetti chiave in comunicazione, c’è chi lo sa bene. E ne approfitta.

E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

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