Vite sbeccate 1

“Vite Sbeccate ” di Dianora Tinti

VITE SBECCATE

Prima di parlare del suo libro, vorrei parlarvi di lei, Dianora Tinti.

L’autrice.Vite sbeccate Se non la si conosce, non si può capire il suo scrivere.
Una giornalista, e blogger toscana, della Provincia di Grosseto, da tempo si occupa di cultura, di temi sociali e di pari opportunità. È anche scrittrice, ha al suo attivo, questo compreso, quattro romanzi.

Molto attiva come operatrice culturale, organizzatrice di eventi, giurata di interessanti concorsi letterari e conduttrice di uno dei pochi veri programmi sui libri dalle antenne di TV9 – Tele Maremma   

Premiata in varie manifestazioni, come il “Premio del territorio per la Letteratura” del Concorso Internazionale di Capalbio 2019, il “Golden Woman 2016” di San Marino, il Premio “Comunicare l’Europa 2018” della Biblioteca della Camera dei deputati di Roma, il “Premio Internazionale Spoleto Art Festival e Letteratura” del 2018 e il “Premio alla Carriera” conferitole sempre nel 2018 a Rende, in Calabria, continua il suo percorso di successo, incontrando plauso e stima, affetto in ogni parte dell’Italia.

Vengo al Romanzo. “Vite sbeccate” si intitola.

Mi ha subito incuriosito la scelta di un aggettivo come questo, che ben identifica il significato.
Sbeccato è qualcosa di incrinato, di leso, di sciupato. Ricorda d’un tratto i piatti vecchi della nonna, quelli di coccio, che si sbeccavano. Appunto.

Vita sbeccata, come un piatto. Da chi? Dalla vita stessa che talvolta ti getta a terra. Appunto.

Questo, di fatto, è proprio un romanzo di riflessione sulla vita. Potrebbe riguardare ognuno di noi. Per molti versi, si.
Leggendolo, e l’ho fatto tutto d’un fiato, riconoscendomi nello stile e nella forma fluida, discorsiva, capace di prenderti per mano e condurti in una storia, ho trovato quello spaccato di sofferenze che talvolta attraversiamo, noi donne, ma non solo. Potrebbe riguardare davvero tutti.

I temi tracciati con sapienza, e delicatezza, sono molto attuali, sono legati alle ferite ( non solo dell’anima) inferte in particolare alle donne, ma non solo, date da amori traditi, o malati, violenti. Talvolta persi, per sempre, perché la vita talvolta spenge l’interruttore. O ritrovati, nella forza del futuro che ci attende. Solo per chi ha la forza di guardare lontano, e aprire nuovamente le braccia all’amore. La sola cosa che davvero conta.

Viola, la protagonista, è architetto di Gradara, dall’aria apparentemente serena e affermata nella vita e nella professione, fa trasparire sin dalle prime pagine un suo passato che non l’abbandona e che riemerge ogni alba, che riesca a fotografare i suoi occhi, ancora pieno di amore, passione, e ricordi.
Con lei, le vite di altri cinque personaggi : Gianluca, il suo giovane collaboratore, reduce da una relazione che lo ha distrutto; Aliènor, il personaggio avvolto da un velo di mistero, una giovane donna italo/francese, di origini nobili, profondamente segnata da vicende dolorose; Adriana e Clelia, proprietarie di un antico palazzo nobiliare di Gradara, ed infine Federico, marito di Viola.

Ognuno il suo sentire, ognuno il suo percorso, legato all’altro.
Come una sorta di dòmino, nel quale se si riesce a rialzare la prima tesserina, tutto va a posto.
Nessuna analisi linguistica, ma posso dire, come già detto, che la scrittura è scorrevole, e si connota per una buona sceneggiatura, che di fatto già esiste nella mente di chi si fa prendere per mano da queste pagine, per volare tra le pieghe dell’anima, e del cuore dei protagonisti.

Brava Dianora!

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