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“Il bello del nostro lavoro è che noi non inventiamo bugie, noi costruiamo la verità.”

Il bello del nostro lavoro è che noi non inventiamo bugie, noi costruiamo la verità.”

Potrei iniziare così, con questa citazione questo racconto. Più che racconto la definirei storia.

Di quelle che fanno rabbrividire.

Da anni si parla di Riforma della Giustizia. Anni ed anni, persi dietro ad una sorta di ipocrisia diffusa, di non detto o detto fra le righe, soprattutto tra i corridoi dei palazzi dove operano le massime autorità dello Stato: i Magistrati.

Che esista una emergenza riguardo la giustizia, è noto.

C’è chi lo ha vissuto sulla propria pelle, e ne porta ancora i segni. Dal semplice cittadino, che si vede ribaltare una sentenza per pura collusione e clientelismo-collaborazionismo tra l’imputata ( essendo del settore) ed il Giudice, al personaggio più famoso: da Silvio Berlusconi, fatto dimettere da Presidente del Consiglio con accuse che ancora subisce , condannato ai servizi sociali, e per qualche reato ancora in attesa di risoluzione, ” perchè così si doveva fare”, a Massimo Mallegni, allora Sindaco di Pietrasanta, anch’esso evidentemente scomodo, che addirittura è stato privato della propria libertà, finendo in carcere per 34 giorni, e poi agli arresti per oltre 100 giorni. E dopo 12 anni si è visto, finalmente, scagionare completamente.

Potremmo citarne altri, come i tempi di Mani Pulite, che ricorderemo assai bene da chi partì e perchè, e chi andò a colpire. Ed il “caso Renzi padre”, che voleva danneggiare l’allora Premier in carica, colui che aveva promesso la rottamazione a D’Alema ed i suoi accoliti, ma non sapeva bene che chi ha in mano la Giustizia, non si rottama.

Oppure, ai tempi nostri, più recenti: Matteo Salvini che da Ministro opera contro l’ingresso dei clandestini, rinviato a processo. E, magari tanti altri meno noti, ma comunque persone, vite umane che hanno pagato solo per essere scomode al potere della sinistra.

Colei che, ormai lo sappiamo, in Italia regna da sempre.
Ed ecco che spunta Palamara. Grazie ad una cimice, si apre in vaso di Pandora.

Tutto pilotato pure questo? Oppure davvero è la svolta che serviva?

Chi è Luca Palamara? Figlio del magistrato Rocco Palamara, si laurea in giurisprudenza a La Sapienza di Roma nel 1991 a soli 22 anni. Una carriera brillante avviata con la presidenza dell’Associazione nazionale magistrati a trentanove anni. A quarantacinque viene eletto nel Consiglio superiore della magistratura e, alla guida della corrente di centro, Unità per la Costituzione, contribuisce a determinare le decisioni dell’organo di autogoverno dei giudici.

A fine maggio 2019, accusato di rapporti indebiti con imprenditori e politici e di aver lavorato illecitamente per orientare incarichi e nomine, diventa l’emblema del malcostume giudiziario. Nel 2019 e nel 2020 la stampa riporta notizie su inchieste giudiziarie che lo riguardano, in particolare sul suo ruolo di mediatore tra le correnti della magistratura, nello specifico, nell’assegnazione di incarichi di rilievo, come quello di Procuratore della Repubblica.

Palamara riconosce di aver rivestito questo ruolo in un’intervista rilasciata al giornalista Massimo Giletti durante la trasmissione Non è l’Arena del 31 maggio 2020, sostenendo che erano in molti a fare da mediatori, e che i mediatori agivano all’interno del sistema delle correnti in magistratura.

Nell’ottobre 2020, per decisione del CSM, gli viene inflitta la pena più severa prevista dalla giustizia disciplinare, e viene rimosso dalla magistratura. Ma lui, di recente, ha ammesso che c’è un ricorso e che non è ancora certa la sua espulsione.

Durante l’intervista con Giletti, Palamara dichiara: “Sono qui perché ho il dovere di chiarire tutto. Non ho inventato io le correnti. Essere identificato come male assoluto può fare comodo a qualcuno. Io mediavo tra le singole correnti dell’Anm. Non esisteva solo un unico Palamara, esistevano tanti mediatori. Mi chiamavano tantissime persone, avevo una funzione di rappresentanza, ero diventato una figura di riferimento per molti colleghi, ma non per fare cose illecite. E questo ha partorito nomine di magistrati di assoluto livello. Tutti erano frutto di un accordo”.

Ed inoltre : “I posti di Procuratore della Repubblica sono molto ambiti, sono posti di potere. È vero che il sistema delle correnti penalizza chi non vi appartiene. Negare che le correnti siano una scorciatoia è una bugia. Le correnti della magistratura nel CSM hanno un peso preponderante. Il politico dall’esterno non può incidere sui magistrati, ma questo sistema favorisce una commistione”.

Il ruolo svolto da Palamara all’interno del “sistema delle correnti” della magistratura è emerso, come su detto, e ben chiaro dall’intercettazione di sue conversazioni captate da un trojan inoculato dagli inquirenti sul suo smartphone.

E’ venuto a galla non solo il suo ruolo, ma anche gli ordini di esecuzione inevitabili verso gli ” scomodi”.

61c D mBeLTutto ciò in un suo libro- intervista, realizzato assieme al Direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, atto a mettere in piazza ogni dettaglio di questa storia, che non allieta certo chi crede ed esige un sistema giudiziario pulito e moralmente alto di livello.
Un cittadino, in primis, crede in due cose: la Fede, e la Giustizia.

Può non avere Fede, oppure crede in qualcosa di personale, ma se non crede più alla Giustizia, è un cittadino fragile, e perso. E ciò diventa pericoloso.

Il Sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana

Questo il titolo del libro che ha generato non poche polemiche, soprattutto all’interno della stessa magistratura. Prima di tutto perché il “caso Palamara” e ciò che viene raccontato nel libro, ha evidenziato ad essere ( diciamo) malata non è tutta la magistratura, ma proprio il Sistema.

La Magistratura è uno dei tre poteri dello stato di diritto nella teoria classica di Montesquieu, che esercita potere giudiziario.
Già detta così, fa tremare i polsi.

Come si può pensare di guarire questa area così importante, con un’azione che non può essere diretta unicamente a decapitare teste, metaforicamente parlando, ma che deve altresì obbligatoriamente prevedere una rivoluzione mentale, morale, civica diretta ad investire tutto l’ordine.

Riacquisire credibilità non sarà semplice, il percorso sarà lungo e difficile, anche se sta passando tutto sotto silenzio, dato il periodo turbolento a vari livelli che stiamo tutti vivendo. Ma non è più tollerabile, ed è su questo che si deve urgentemente agire, l’autoreferenzialità corporativa, ed una magistratura non al servizio della società ma di loro stessi, cioè della loro posizione, della carriera e del potere.

Incalzato dalle domande di Alessandro Sallusti, in questo libro Palamara racconta cosa sia il “Sistema” che ha pesantemente influenzato la politica italiana.

Cioè: “Tutti quelli – colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni molti dei quali tuttora al loro posto – che hanno partecipato con me a tessere questa tela erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo.”

Si legge nella presentazione: ” Il “Sistema” è il potere della magistratura, che non può essere scalfito: tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze, o magari attraverso un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato.

È quello che succede anche a Palamara: nel momento del suo massimo trionfo (l’elezione dei suoi candidati alle due più alte cariche della Corte di Cassazione), comincia la sua caduta.

Io non voglio portarmi segreti nella tomba, lo devo ai tanti magistrati che con queste storie nulla c’entrano.

L’inaugurazione dell’anno giudiziario è stata, ahimè, all’insegna di queste recenti denunce, anche se, abilmente o con un atteggiamento che ben ricorda un po’ quello delle colf maldestre o poco professionali, è stato messo ben bene tutto sotto il tappeto sperando che, facendo ciò, si possa pensare di essere entrati in una casa linda e pulita.
Frasi di circostanza, richiami alla Credibilità, alla Giustizia hanno avuto il sapore dell’amaro e della ipocrisia.
Non dimentichiamoci, almeno noi che amiamo la verità, che la crisi di governo, di fatto si è accesa a causa del Ministro Bonafede, che avrebbe messo il Presidente del Consiglio di fronte l’aula, a cui avrebbe dovuto sottoporre una relazione del suo guardasigilli a difesa di una riforma della giustizia di chiaro impianto illiberale.

Ecco che il governo Conte cade, perché non aveva i voti per fare passare questa riforma della giustizia concordata più con i magistrati che con il Parlamento, cioè l’ennesimo atto di sottomissione della politica alla magistratura.

Riforma che, proprio date le caratteristiche di chiaro stampo punitivo e inquisitorio, soprattutto per l’abolizione della prescrizione, ci avrebbe buttato violentemente fuori dal novero dei cosiddetti “Stati di diritto”.

download 1Ma, dico, si può mai combattere un sistema così marcio, permettendo ancora più potere e discrezionalità alla magistratura? Intendo dire: è normale, giusto e corretto il combattere la corruzione della società, dando maggiori poteri a chi, così facendo, vedrebbe aumentare la corruzione in casa, proprio di chi dovrebbe individuarla e contrastarla?

Perdonatemi il giro di parole.

E’ Ipocrisia. Si, grande ipocrisia di chi, pur ben sapendo tutto ciò, pur di non andar contro l’ala giustizialista grillino-travagliana ed agire nella direzione più giusta, affrontandola con serietà e quei valori che un Capo di Stato dovrebbe avere, fa la colf: spazzi sotto al tappeto rendendo sempre più fantasma ( e non fantasmatico) quel principio capitale che è la “certezza del diritto”.

Insomma, c’è da chiedersi con che faccia i vertici della magistratura diranno che il caso Palamara è alle spalle e che loro sono il futuro. Una trentina di importanti magistrati, comunque,  ha già preso le distanze da questa ipocrita sceneggiata. È un primo e buon segno, perchè la Legge ( quella con la ELLE maiuscola)  nasce a difesa dei cittadini, ma il paradosso è che proprio dalla legge che i cittadini devono difendersi.

Toghe ed ermellini, riponeteli nelle cantine, e darete così davvero onore al luogo sacro che è il Palazzo di Cassazione.

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