
L’orma del ricordo
L’orma del ricordo, la circolarità del tempo soggettivo, la nostra rappresentazione, e la realtà a-dimensionale
di Giovanni Cozzolino e Sabrina Ulivi
Abbiamo scandagliato la radice scientifica della memoria più, e più volte. Ci siamo scontrati e incontrati con le realtà scientifiche e con la letteratura del settore più , e più volte, addivenendo a convincimenti, o teorie affascinanti ma con poca sperimentazione empirica a sostenerle. Ciò non toglie che il campo di indagine risulti di grande fascino, tale da irretire qualsivoglia ricercatore nelle maglie strette del mistero che ancora avvolge questa realtà.

In diversi (noi tra gli altri) siamo addivenuti alla conclusione che la memoria è sostanzialmente energia, e che tramite un organo molto complesso come il cervello possiamo accedervi, e poi farne quello che vogliamo a livello comportamentale.
Ma, l’interrogativo principe è : Come si forma la memoria ?
Il percorso ha la sua genesi nella dimensione infinita dell’Universo. L’energia pura ne è la matrice iniziale, declinata nelle sue infinite sfumature e possibilità a carattere planetario. Ovviamente parliamo del sistema solare e del nostro pianeta, della specie umana.
Nel nostro caso, sicuramente, abbiamo a che fare con una molteplicità di energie e frequenze elettromagnetiche, nelle quali l’organismo umano, per così dire, “sguazza”, essendone attraversato e, contemporaneamente, facendone a sua volta parte, come produttore.
L’energia, quindi, nel suo stato primitivo e iniziale, ha la capacita di incidere nello spazio-tempo “granulare” lasciando in esso una traccia , un’ ”orma” nel momento in cui la stessa (energia) subisce, o produce una qualsiasi alterazione di carattere vibrazionale.
Tale orma può restare nella realtà spazio-temporale per una quantità “X” di tempo, e può servire da “stampo” per forgiare unità singole di aminoacidi che, unendosi, possano dare vita a proteine complesse. Quando questo processo avviene si parla allora di campi “ morfici ” o morfogenetici, R. Scheldrake fu il primo ad avanzare l’ipotesi della loro presenza.
Essi conserverebbero questa capacità di ripetere azioni a tempo indefinito.
Secondo i nostri studi, tale proprietà, sarebbero alla base dei registri della memoria umana, la quale potrebbe essere espressa tramite il cervello, organo preposto alla ricezione di queste vibrazioni energetiche, le quali poi andrebbero a produrre le sensazioni e da queste i comportamenti nella loro totalità. I quali, a loro volta, genererebbero un processo cortocircuitato sull’organismo normalmente definito, “emozioni”. Il percorso a questo punto avrebbe un andamento circolare tale da produrre una memoria Generale nello spazio-tempo, ed una memoria soggettiva per l’individuo, alla quale esso potrebbe fare continuamente riferimento nel prosieguo della sua vita fisica.
Una prova dell’esistenza dei c.d. campi morfogenetici (o semplicemente morfici) sarebbe, sempre secondo le nostre conclusioni, racchiusa nel paradosso di Levinthal sui tempi di ripiegamento delle proteine.
Secondo Levinthal : ” se una proteina, anche non grande, intorno ai 100/200 nucleotidi, dovesse “esplorare” tutte le possibili forme di ripiegamento si troverebbe di fronte ad un numero di possibilità pari a 100 ( alla 300) nel qual caso impiegherebbe miliardi di anni a ripiegarsi in modo corretto. ”
Ma questo non avviene in un tempo così immensamente lungo, altrimenti l’intero sistema solare non esisterebbe e, men che meno, l’essere umano!
Una proteina, anche molto più complessa di quella ipotizzata da Levinthal, impiega a ripiegarsi solo frazioni di secondo o, al massimo, qualche secondo. Perché dunque questo avviene senza tempi eterni?
Perché esiste una “forza”, un fattore costituente, che consenta alla materia organica ma anche inorganica, a collegarsi, unirsi, scindersi, amalgamarsi, secondo uno “stampo” un modello, conservato in una memoria, definita “collettiva”, alla quale attingono tutti gli organismi viventi per avere la possibilità di esistere ed evolversi.
Detta cosi, la teoria ha un che di fantascientifico, ma in effetti le ricerche (non sempre adeguatamente divulgate) vanno tutte in questa direzione. Questo ci conduce verso orizzonti nuovi e fascinosi verso i quali volgere lo sguardo per nuove scoperte sicuramente rivoluzionarie.
La visione energetica della memoria, definisce una serie di potenziali risposte ad eventi misteriosi e non spiegabili che, numerosi, accadono e che sono quasi sempre messi da parte come misteri o come casualità per quanto improbabili.
La convinzione sull’esistenza di queste forze ci spinge ben oltre la formazione della memoria. Si possono definire dinamiche che agiscono (ad es.) sul ciclo mitotico della cellula, sia come processo fisiologico che patologico.
Le possibilità di indagine e ricerca in questo campo abbracciano sia la fisica quantistica che la genetica che l’epigenetica, oltre alle neuroscienze e la medicina in senso generale.
Occorrerà avere solo il coraggio di spingerci al di delle colonne d’Ercole. Un giorno lo faremo.