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Il Fatto e la Narrazione

Antonella Gramigna

Il Fatto e la Narrazione.

Abitiamo un tempo storico nel quale, la comunicazione e l’informazione rappresentano la linfa nella quale scorre il nostro quotidiano divenire.

Il “rumore di fondo” entro il quale ci muoviamo e viviamo, perchè abbiamo ormai pressochè tutti una specie di protesi tecnologica avanzata, rappresentata dal nostro inseparabile smartphone, senza il quale non potremmo uscire di casa.

La comunicazione, quindi, ci segue come un’ombra, anzi molto più che un’ombra.

Ma essa (la comunicazione), quella operata dai preposti alla divulgazione delle notizie di interesse generale, è sempre meno osservante delle leggi morali, etiche, professionali che dovrebbero essere il cardine primo sul quale la stessa dovrebbe poggiare.

E’ in questo momento storico, ove quasi tutto può essere monetizzato e mercificato, che la notizia è divenuta sempre più merce da vendere ad un numero sempre maggiore di clienti, in un mercato planetario vorace e onnivoro di qualsivoglia novità o supposta tale.

Pertanto, ecco che occorre rendere la merce appetibile ed immediatamente vendibile.

Come? Utilizzando una “confezione” elegante che possa “incartare” il Fatto ( senza allusione alcuna alla testata giornalistica), che rappresenta il bene da piazzare, in modo da renderlo subito desiderabile dal consumatore.

Ne ho parlato in un libro “ I mercanti del caos” edito da Helicon edizioni.

La Narrazione rappresenta l’involucro, la confezione, l’orpello per rendere vendibile qualsiasi fatto-notizia…. Esiste quindi una netta separazione tra Narrazione e Fatto ed il Fatto stesso. Di esempi se ne potrebbero fare a milioni.

Ma basta fare riferimento alle notizie quotidiane riguardanti un Fatto ormai di dominio pubblico, come il virus Covid 19 per rendersene conto.

La narrazione che è stata fatta, e che nonostante il netto miglioramento della situazione prosegue, consiste nel mantenere un presupposto costante: la pericolosità declamata del virus. Per cui un fatto, che nella realtà passerebbe del tutto inosservato, o perlomeno da considerare come un evento seppur allarmante, viene confezionato con termini terrifici, del tipo: “nuovi contagi”, aggiungendo un numero a questo termine narrativo.

La notizia riguarda un certo numero di persone, che si sono sottoposte ad un tampone, all’unico scopo di accertarsi di avere o no la presenza del virus nel proprio organismo. E’ sotteso, ma viene taciuto, che nel quasi 95% dei casi tale presenza è assolutamente asintomatica o dà origine a lievi sintomi. Quindi il fatto in se non sarebbe vendibile presso una massa maggioritaria di popolazione.

A nessuno importa molto se il vicino ha assunto un farmaco, o ha fatto un accertamento per sapere il suo stato di salute. Ma se un organo di informazione massiva si appropria di questo fatto “incartandolo” in una narrazione allarmante, esso improvvisamente acquisisce la valenza di notizia spendibile e vendibile ad una platea vastissima pronta ad acquistarla.

Del resto, la narrazione è sempre stata il condimento-confezione-orpello delle notizie giornalistiche al tempo in cui la carta stampata vendeva milioni di copie e la televisione, o i nuovi social media, non avevano sottratto il mercato maggioritario alle testate storiche. Ma erano altri tempi, erano i tempi degli “strilloni”, della consegna a domicilio in bicicletta, delle edicole affollate…. Oggi non è più cosi.

Oggi la notizia, o per meglio dire la sua Narrazione, la trovi semplicemente schiacciando un tasto. E come fatalmente avviene per i beni massificati a basso costo, essi hanno perso gran parte del loro valore, della loro qualità, della loro veridicità, della loro utilità sociale di essere lo strumento che permetteva alla gente di pensare, dibattere, elaborare, definire una opinione poliedrica definita appunto “opinione pubblica” entro la quale, e con la quale confrontarsi e costruirsi un proprio pensiero.

Oggi siamo sommersi di narrazioni-informazioni-comunicazioni e solo sotto tutto questo, un lettore attento, (sempre più raro) riuscirà ad intravedere il “Fatto”. Le ultime generazioni sono, da tempo, orfane di conoscenza e di capacità astrattive.

Sono figlie di una continua narrazione e quindi sempre più soggette a credere fideisticamente in quello che è l’apparenza delle cose.

Del resto il potere con la “P” maiuscola poggia saldamente su questo.

Ecco che occorre sempre perseguire la Verità, con accurato Fact Cheking. imparare ad usare il ragionamento, sobrio, non allarmistico, e consapevole. Ciò non rinnega la situazione, ma permette di guardarla con attento occhio critico. E senza terrore. Perchè il terrore fa male gravemente alla salute, più del Covid.

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