kid g1fa135c0e 640 1

Quante volte, Marina, avrai sognato il tuo piccolo Kirill?

di Alessandra Tuci

I sogni sono spietati. Ti illudono, si prendono gioco di te. Quante volte, Marina, avrai sognato il tuo piccolo Kirill? Ridente, felice, mentre gioca con te o con altri bambini.

Poi ti svegli, madida di sudore, e ti accorgi ancora una volta che lui non è più lì, accanto a te. Ti manca il respiro, il cuore ti scoppia in gola. Kirill se ne è andato da due mesi, quel maledetto 6 marzo, sotto i bombardamenti russi. Invana è stata la tua corsa in ospedale Marina, con il tuo compagno Fedor, la copertina azzurra di Kirill, 18 mesi , coperta di sangue, è sulla prima pagina di ogni quotidiano. 

No, non può essere vero. 

Non si può morire così, sotto le bombe, nel 2022, in Europa. 

La bambina dai pantaloncini con gli unicorni è morta la domenica prima, il 27 febbraio. Di lei sappiamo solo che aveva 6 anni e che sua madre l’ha portata in ospedale. Corsa invana, anche quella, vita spezzata in nome di non si sa chi o che cosa.

Non sappiamo il suo nome, e questo, forse, uccide un po’ meno anche noi. Di te la stampa ha detto solo che avevi sei anni e che indossavo dei pantaloncini con i disegni degli unicorni. Poi il tuo sangue li ha imbrattato tutti, così dicono i giornali, e gli unicorni felici hanno smesso di volare nel cielo. 

Sì, perché un conto è qualche dettaglio, l’età anagrafica, un conto è sapere il nome e vedere la foto sui giornali. 

Attribuire un volto e un nome a quei piccolo corpicini esanimi ti resta dentro, per sempre. Ti logora e ti consuma senza tregua. 

Io non potrò mai dimenticare. La notte mi sveglio e penso alla bambina dai pantaloncini con gli unicorni.

Me la immagino con i capelli castani, lunghi, la coda di cavallo come quella dei suoi adorati animali alati. 

Poi penso a Kirill e mi scoppia il cuore. La testina semi pelata che compare dalla copertina azzurra, le manine esanimi, la mamma Marina che piange, il volto contratto dal dolore. 

Che sapore hanno i tuoi piedini? Quelli che la mamma ti annusava e ti baciava prima di metterti a letto. Dove sono i tuoi dentini appena spuntati, gli occhi curiosi, le gambine che camminano arcate per il fastidio dato dalla presenza di un pannolone? 

Tutto è svanito nel nulla. 

Sono più di duecento. Sono gli innocenti uccisi dai russi. Duecento bambini che non potranno più crescere, vivere, diventare grandi. 

Quanti ancora ne dovranno morire? 

Quanti e perché? 

È retorica? 

No, solo umanità. Ed empatia verso quei genitori che non potranno più stringerlo tra le loro braccia. 

Non c è una ragione, solo disperazione.

Ho letto e sentito di tutto su questa maledetta guerra. Rimpallo di colpe, paevenze di giustificazioni, paragoni assurdi. 

Per me ci sono solo loro. Piccoli innocenti uccisi. Massacrati. Senza motivo. Il resto è solo senza senso, come le loro morti. 

Logo The post a journal of Antonella Gramigna

Il posto perfetto per parlare e condividere
tutte le storie che contano davvero.