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L’ERRORE DELLA FRANCHI ? LA GIUSTA COMUNICAZIONE

«Se dovevano sposarsi, si son già sposate; se dovevano far figli, li hanno già fatti».

E via dicendo. Una lunga sequela di affermazioni, gettate in pasto alla platea e alla rete che ha subito preso posizione forte contro questa imprenditrice ” made in Italy” che coraggiosamente ha detto le cose come stanno.

Un commento indelicato e incauto per una donna che oltre a essere una delle più importanti firme della moda italiana, è anche moglie e madre.

L’ERRORE DELLA FRANCHI ? LA GIUSTA COMUNICAZIONE.

Il fatto: Elisabetta Franchi, in occasione del recente evento de’ Il Foglio e Pwc  alle domande della giornalista, spiega la sua azienda, ma soprattutto la sua scelta di assumere solo donne “anta”, perchè ormai fuori da ogni ” pericolo” di impicci familiari ( gravidanze, bambini piccoli o pensieri vari),

Ciò, intendiamoci, non significa che siano cose giuste, scelte corrette, affermazioni da condividere. Ma….lancio un Ma.

E’ una imprenditrice che si è fatta da sola, brava, produttiva, famosa, si lancia nella bagarre, senza telo di protezione.

L’avrà costruita ad hoc questa serie di risposte? Saranno state ponderate, oppure semplicemente è ciò che si sentiva di dire, da donna di impresa?

L’indignazione si è subito sollevata, era scontato. Guai ad affermare che i diritti delle donne a diventare madri possano diventare un limite!

La spaccatura tra chi è a favore e contro le affermazioni della Franchi è netta: molte aziende condividono, coì come i molti datori di lavoro: basti ricordare tutti i colloqui fatti dall’inizio della ricerca del lavoro e contare quante volte ci è stato chiesto se volessimo figli o ne avessimo in programma. I figli sono impegno, questo è indubbio, ma perchè devono diventare limite?Avere una famiglia, e al contempo essere professionalmente soddisfatte, significa molta fatica, ma chi l’ha detto che la stessa fatica non possa essere sopportata dai partner, genitori anch’essi?

Agli uomini non viene mai chiesto se desiderano diventare padri, perchè si sa, la cura è da sempre sulle spalle delle donne.

Dietro c’è un’intera tradizione millenaria che vuole le donne ‘naturalmente’ portate alla maternità e alla cura («è nel nostro DNA», chiosa l’imprenditrice») e che, per quanto poco possa piacerci, è ancora troppo condivisa: il 42,6% delle mamme di età compresa tra i 25 e i 45 anni non è occupata, segnala il report “Le Equilibriste. La maternità in Italia nel 2022” di Save the Children, e solo il 39,2% ha un contratto part-time.
Essere madri lavoratrici in Italia, nel 2022, quindi si ripresenta essere molto complicato, a cui si potrebbero contrapporre i dati ( peraltro condivisi dalla stessa stilista) che denuncia la presenza tra le sue fila dell’80% di quote rosa e di moltissime donne under 30 tra le sue dipendenti, anche se specifica che per accedere alle posizioni dirigenziali gli “anta” servono,

Servono? A mio avviso non sono gli ” anta” a garantire maggiore presenza nel luogo di lavoro, nell’impegno professionale, ma la serietà e la qualità della persona. Si può avere 40/ 50 0 60 anni ed essere superficiali nella preparazione, così come il contrario a 30/ 40. Oppure si può avere qualità indiscusse ( ecco il punto focale che avrebbe dovuto dire!) anche in giovane età, e così , mamme o no, poter essere la spalla dell’azienda su cui poter contare.

Sapete cosa è mancato ad Elisabetta Franchi? Una buona comunicazione.

Perchè disegnare abiti non significa saper comunicare, significa avere tanta fantasia e preparazione progettuale nella moda, ma la geometria della parola è ben più complessa.

Esternare un concetto, seppur in parte condivisibile ( perchè lo è, nella misura in cui si chiede presenza costante e dedizione) da molti imprenditori e imprenditrici, può diventare pericoloso, rischiando di trascendere nella incomprensione di ciò, che a mio avviso, si poteva esternare diversamente.

Perchè, magari, dire che chi ricopre una figura chiave in azienda, per cui viene pagata profumatamente come merita, richiede presenza costante, disponibilità a viaggiare, e non problemi di assenze dovuti a ruoli di madri o mogli, o di carichi di cura, non è sbagliato. E perchè dovrebbe esserlo?

Io, imprenditrice/ore devo poter contare su persone che mi assicurano la loro presenza!

Anche la carriera, però, è una scelta, e noi donne lo sappiamo. Sono tutte scelte, quelle che compatibilmente con la vita che desideriamo vivere, facciamo ogni giorno. Si sceglie di essere madri, si divide il peso di cura con il partner, si decide di investire sulla professionalità, e si deve anche comprendere che c’è tutta una serie di obblighi derivanti dal tipo di professione scelta.

Perchè una imprenditrice non dovrebbe pretenderlo? Come se un medico dovesse sentirsi discriminato per le notti da fare in ospedale, perchè ha il figlio piccolo a casa da guardare. O una pilota si dovesse limitare a fare voli lunghi e giorni lontana da casa solo perchè è madre.

Se una dirigente di azienda si deve spostare all’estero, per lavoro, e chiede la presenza ( come da contratto) alla propria figura di riferimento, è lecito chiedere di seguirla. O no? Sbaglio?

Alla fine Elisabetta ha detto questo: sei una donna in carriera come giusto? Bene. Ti chiedo di esserlo davvero.

La accusano: lei ha filippini che la svegliano, tate per i figli, e sfoggia ricchezza sfrontata.

Non è la sola ad aver tutto questo, molti altri vip hanno agio e ricchezza. E’ un errore mostrare la propria vita?

Perchè altre famose influencer non vengono attaccate per questo? Forse perchè sono tutte mamma e casa? Forse perchè mostrano solo ciò che vogliono far vedere?

E’ così sbagliato essere ricchi ? No, è sbagliato il messaggio che si comunica.

Ma oggi corregge così:

Lavorare nel mondo della moda richiede disponibilità, reperibilità e ritmi serrati, spesso tutto ciò coincide con grandi rinunce riguardo alla sfera privata, quelle che io per prima come capo d’azienda ho dovuto fare. Sacrifici che non tutte le donne possono affrontare, anche per l’impossibilità per molte, pur volendo, di rientrare dopo la maternità, per mancanza di supporti familiari e sociali. Di fatto le donne sono tuttora costrette a scegliere tra essere madri e essere lavoratrici. Invertire la rotta si può e si deve”. afferma oggi Elisabetta, correggendo il messaggio sbagliato, lanciato in occasione dell’evento Donna e Moda, a Milano.

Se voi tutti, che vi siete scagliati contro una donna, e le sue affermazioni ( ripeto: sbagliate nella forma) aveste un’azienda, dareste un ruolo apicale che richiede presenza costante ( non acca 24…) a chi vi dice che metterà su famiglia e che, quindi, sarà assente per mesi? Vorrei davvero potervi misurare, una per una, uno per uno, se solo foste a capo della vostra azienda.

Non è con un asilo aziendale che si risolve, anche se è utile, ma questo va bene per classi di lavoratrici che svolgono orario normale, o hanno ruoli di impiego e non di dirigenza apicale, diciamolo.

La donna che decide ( legittimo farlo) di percorrere la strada manageriale, deve fare necessariamente i conti con la necessità della sua presenza assicurata anche oltre le normali ore lavorative perchè certi contratti lo prevedono, e non dipendenti dal ritmo della famiglia.

E questo, badate bene, deriva proprio dal fatto che, spesso, sono invece le condizioni di madre, a dettare le regole, ed a far sì che certi ruoli vengano demandati, o ricoperti da uomini.

Allora la donna deve rinunciare alla maternità? Giammai!

Ma deve sapere che può creare un limite, se si è mamme a tempo pieno, perchè è così, diciamolo forte e chiaro.

Elisabetta Franchi oggi fa retromarcia sulle donne imprenditrici: “Mi sono espressa male”.

Si, ti sei espressa male.

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