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scampia : la vela cambia in una nuova storia di bellezza!

Scampia: la vela cambia in una nuova storia di bellezza! Si, perchè nasce il Polo universitario della “Federico II”

Oggi, in un luogo dove molti giovani venivano a cercare la morte, inizia una storia nuova, in questo quartiere i giovani verranno a costruire il proprio futuro” queste le parole che il Vescovo di Napoli, Monsignor Domenico Battaglia ha pronunciato lo scorso 17 ottobre all’inaugurazione del Polo universitario della “Federico II” a Scampia.

Costruito dove una volta sorgeva la “Vela H”, prima tra quelle abbattute nel 2020, il complesso ospiterà alcuni corsi della Facoltà di Medicina dell’ateneo federiciano, in particolare accoglierà i corsi di laurea triennale e magistrale delle Professioni sanitarie.

Un’Aula magna da 520 posti, 33 aule per accogliere ben 2660 studenti, 16 corsi di laurea triennale e 6 di laurea magistrale di Professioni sanitarie, 16 laboratori didattici, 16 ambulatori di degenza, un parcheggio sotterraneo da 90 posti ed uno scoperto da 80. Questi e molti altri sono i numeri dell’edificio di forma cilindrica progettato da Vittorio Gregotti, edificio che vuole essere insieme fucina di menti e luogo di speranza e di futuro.

Un edificio che intende opporsi alla narrativa su Scampia cui negli anni siamo oramai stati abituati. Da luogo di malavita a luogo di crescita; da luogo di “Gomorra” a luogo di cultura e di istruzione.

“Questo risultato”, commenta il Rettore della Federico, Matteo Lorito “è un orgoglio per Napoli, per la Campania e il Paese”.

Ma perché al di là dei toni trionfalistici, delle consuete passerelle della classe politica, degli spumeggianti tagli di nastrini, questa struttura, questo complesso deve in qualche modo inorgoglirci? Un risultato di cui, in qualche modo, dobbiamo andar fieri. Proverò brevemente ad articolare la risposta che di per sé è poco semplice e coinvolge, nel discorso, anche talune nozioni di filosofia del diritto.

Le mafie, forme parastatali, secondo la brillante intuizione di Santi Romano, non possono essere vinte o debellate attraverso l’esclusivo ricorso allo strumento penalistico. Nella nostra prospettiva di moderni, difatti, sappiamo che lo Stato, attraverso lo strumento offerto dal diritto penale, può tutto al più passare al vaglio la legalità esteriore dei fatti umani. La coercizione non può e non deve riguardare la coscienza, le intenzioni e l’intima moralità. Da ciò ne deriva- per loro intrinseca caratteristica- una profonda limitatezza delle pene, di per sé.

Quindi, si fa urgente, nella sanzione penale, la prospettiva della tensione alla rieducazione del reo. Rieducazione, in verità, possibile e realistica solo attraverso l’offerta di modelli alternativi di vita, modelli fondati sull’istruzione, la cultura, la sana competitività. Pertanto, l’imperativo che deve assillare lo Stato è quello di dover offrire, nei luoghi di profondo disagio sociale ed economico, una alternativa di vita alla cultura della morte che la criminalità reca con sé.

Ove la famiglia non assolve al compito che le è proprio, è necessario ed impellente l’intervento dello Stato volto ad instillare dolcemente nella mente e nell’immaginario una visione di esistenza diversa, differente da quella fondata esclusivamente sulle armi, sulla droga, sullo sfruttamento
barbaro del corpo e dell’anima.

Come tante gocce d’ acqua che, a poco a poco, scavano la roccia così gli esempi, a poco a poco, riescono a penetrare le menti di coloro che non hanno conosciuto altro che emarginazione, privazione e morte.


Bisogna, insomma, immaginare un futuro per Scampia ed è possibile farlo solo attraverso modelli ed esempi di vita, di cultura e di istruzione. Modelli ed esempi che sono tutt’altro dalla narrazione di “Gomorra”.

FRANCESCO DI PALMA

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Bio

21 anni, Studente di Giurisprudenza presso l’ Università degli Studi di Napoli Federico II. Fin dai primi anni di Liceo, nutre un grande sogno per il giornalismo. “Raccontare, informare, porre domande ma anche analizzare i fatti, svelare l’apparente nell’incessante ricerca del reale: ecco per me, il giornalismo ha sempre significato tutto questo. Ho scritto e scrivo di politica, provo ad esaminarla, approfondirla, spiegarla nella sua (talvolta inaccessibile) complessità. Credo che il giornalismo ( in qualsiasi forma ) sia la piattaforma privilegiata per osservare i grandi cambiamenti sociali. In fondo, è la cronaca che si fa storia! Amo, tra l’altro, assaporare pagine dei romanzi.  I francesi, Hugo, Flaubert e Balzac sono i miei preferiti!”

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