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Ego cogito !Ergo sum!

Il principio interamente espresso: “ Ego cogito, ergo sum, sive existo .!” rappresentò la radice prima della filosofia applicata di Renè Descartes, anche conosciuto come Cartesio, il matematico, filosofo, umanista, che più si avvicinò nel periodo pre-illuministico ad una concezione razionale della scienza.

In effetti, possiamo prendere a prestito questo suo principio per esporre una teoria nuova scaturita dagli ultimi studi sulla Mente secondo una visione che potremo definire (in modo riduttivo) computazionale, ma che nella realtà è strettamente legata alle ultime scoperte in ambito delle neuroscienze, le quali, peraltro, vanno bel oltre la semplice teoria computazionale.

Sappiamo da tempo che a livello cerebrale la nostra conoscenza, la nostra coscienza, non è qualcosa di unitario ma è frammentata in più regioni cerebrali, le quali ricevano e conservano energeticamente “parti “ di informazioni e parti anche di coscienza ad esse collegata.

Per cui la fenomenologia che ci troviamo ad esplorare è in parte dinamica ed in parte assolutamente fisiologica. O, per meglio dire, neurofisiologica.

Se prendiamo, ad esempio, le scoperte compiute a livello neuro scientifico da Maichel Gazzaniga, da Roger Sperry , o da Josepth Bogen ci ritroviamo ad osservare fenomeni particolari a livello di comportamento : nel corso di studi su pazienti epilettici, questi autori praticando il taglio terapeutico del corpo calloso, ove sono siti i principali collegamenti tra i due emisferi cerebrali, osservarono che ogni emisfero possedeva un proprio stato di coscienza in grado di funzionare indipendentemente da quello dell’altro emisfero.

“In un caso, mentre un paziente leggeva il suo libro preferito tenendolo con la mano sinistra, l’emisfero destro che controlla la mano sinistra ma non sa leggere, trovava che dover solo stare a guardare il libro era noioso, e comandava alla mano sinistra di mettere via il libro ! In un altro caso un paziente si vestiva con la mano sinistra mentre si spogliava con la destra. Ogni emisfero, si direbbe, possiede la propria mente !…” ( Principi di neuroscienze Eric C. Kadel ed Al.)

Ciò è vero per quanto riguarda la capacità immagazzinatrice di parti, o regioni cerebrali anche vaste, ma per quanto riguarda le capacità immaginative il discorso è più complesso. Non occorre, per questo, fare una scissione tra universo psichico e dimensione neurologica, codesta visione non appartiene più al mondo scientifico degli ultimi anni.

La realtà appare come una unità di non facile comprensione nella quale una dimensione energetica assolutamente dinamica si coniuga, diremo in modo mirabile, con una dimensione neurologica, organica, in un continuum senza soluzione.

La capacità immaginativa appare come una onda, o per meglio dire, come un insieme di frequenze organizzate in bande di varia larghezza, di frequenza variabili tra le alte, media e basse che costituiscono, nelle loro parti elementari, particelle di informazioni.

Possiamo, per facilitarne l’immaginazione, pensare ad un grandissimo stormo di uccelli non migratori, come possono essere i passeri o i piccioni, grande e compatto simile ad una nuvola, che cambia continuamente forma e direzione a seconda delle correnti d’aria, o seguendo or l’uno or l’altro gruppo all’interno dello stesso stormo. E’ una visione affascinante poter osservare le continue variazioni di questo insieme che si libra nel cielo.

Immaginate che ogni singolo passero, o fringuello, o piccione di questo immenso stormo rappresenti una singola frequenza, tale singola frequenza, e quelle risonanti ad essa, varieranno conseguentemente ad eventi o forze ambientali dando origine ad un frattale energetico continuamente cangiante o, a volte, perdurante in un dato tempo “X”.

Tale attività è molto simile ai processi cognitivi: produce un pensiero avente una certa forma, un certo significato, un certo fine, a volte perdurante nel tempo, a volte estremamente cangiante in infinite variazioni che, a loro volta produrranno altre forme, altre realtà, altri fini.

A guidare questa realtà dinamica sono forze sia esterne che interne all’organismo che risulta immerso in questo frattale energetico. Il cervello ed il SNC appare, in tutto questo processo, come il ricevitore ed elaboratore di risposte comportamentali. Tali risposte sono, ovviamente, innumerevoli così come è il comportamento umano declinato in tutte le sue possibili varianze.

Una qualsivoglia anomalia a livello neurologico comporta una alterazione della capacità elaborativa e ricettiva della realtà frattalica-energetica di cui sopra. E conseguentemente anche la capacità di concretizzare stati di coscienza coerenti.

In secundis, anomalie puramente organiche, possono incidere su questo delicato equilibrio producendo stati patologici apparentemente localizzati ad una singola regione fisico-organica, ma che nella realtà empirica si estendono poi all’intero organismo fisco-organico-psichico nella sua totalità.

Quanto detto ci conduce ad un altro interrogativo grandemente fascinoso, e cioè: le popolazioni di neuroni delle singole regioni cerebrali hanno caratteristiche diverse, quindi qualità diverse, conseguentemente funzioni diverse, per cui possiamo ora, isolando unicamente il cervello in quanto organo ricevente, ed elaboratore di input energetici, definire le regioni costituite da particolari neuroni come facenti parte del complesso computazionale finale il quale definisce la parte ultima di un output comportamentale?

E’ dunque la neocorteccia, la parte anatomica più “giovane “ del nostro cervello, a definire il comportamento finale ? Quindi il comportamento sociale, affettivo, emotivo ? L’antropologia ci darebbe ragione, fissando la nostra capacità , in quanto specie, di raggrupparsi in insiemi sempre più coesi per obbiettivi comuni, e quindi di socializzare in una epoca molto recente risalente al primo neolitico 80.000/50.000 anni or sono.

Si potrebbe dire che è il sistema limbico a produrre questa tipologia di comportamenti, ma sarebbe la corteccia prefrontale a rendere possibile la loro posta in essere, per cui un danneggiamento della cortex indurrebbe difficoltà nella evidenziazione di tali comportamenti.

Nei soggetti affetti da malattie neurodegenerative come il Parkinson o l’Alzaihmer la corteccia appare danneggiata, o in parte atrofizzata, nel suo funzionamento. Questo comporta la diminuita capacità di produrre un output coerente a livello di comportamento di varia tipologia, ma in modo particolare sociale.

Non si potrebbe affermare che sia diminuita la nostra capacità di cogitare, o di recepire a livello energetico l’informazione, detenerla, elaborarla, ma unicamente di non essere in condizioni poi di convertirla in modo computazionale coerente e quindi in un comportamento adeguato.

L’affermazione di Cartesio, giunta verso la fine della sua vita, appare come una visione che trascende l’esistenza, da un punto di vista puramente fisiologico, dell’uomo. Sempre più la sfera di influenza delle neuroscienze, dell’epigenetica , della filosofia, dell’antropologia culturale, della biologia, della fisica quantistica, e di altri scibili, si vanno a concatenare ed assemblare in un unicum coerente, obbedendo alla sintetica allocuzione di Cartesio. La storia delle religioni, a sua volta, entra in questo complesso discorso aggiungendo a quanto detto, cioè che il Mito, è parte integrante di tutto questo, e che probabilmente stiamo solo smontando pezzo per pezzo il giocattolo Uomo “per vedere come è fatto”.

Arriveremo a scoprire che quello che gli antichi ci dicevano con termini del loro vocabolario (diverso dal nostro) era la verità. A volte, nella ricerca di frontiera, si ha la netta sensazione che si proceda in qualche modo al contrario, e che nell’affrontare nuove scoperte si scopra che, in altri termini, qualcuno nella notte dei tempi, lo aveva affermato.

A volte questo può farci vacillare, ma ricordiamo che in caso di interrogativi di difficile determinazione, allorquando vi sono due o tre possibili spiegazioni possibili, il rasoio di Ocham appare sempre come la scelta più logica e appropriata anche se potrebbe sembrare inaccettabile a livello preconcettuale.

Ma la visione di una capacità, insita in noi, di avere una componente energetica dinamica, e una puramente fisiologica per rendere empirica la prima, rende la ricerca in ambito neuro scientifico più ampia e certamente maggiormente densa di risultati. E’ un percorso continuo, complesso, difficile, fatto di superamenti di ostacoli dogmatici, lento, a volte costellato di repentini balzi in avanti.

Impiegheremo tempo e genio per giungere a conquiste nuove, dovremo probabilmente aprire la nostra mente dopo aver acquisito conoscenze strumentali per procedere in un universo mai toccato. L’esperienza che iniziamo ad approcciare procurerà sicuramente delle fratture nel mondo scientifico, sociale, culturale, ma l’evoluzione non è mai stata una passeggiata, non è detto nemmeno che sarà indolore …

I tre che partirono con l’Apollo 11 nascondevano la paura sotto uno strato di razionalità e tecnicismo. Per chi si addentrerà in questo viaggio sarà lo stesso.

Per aspera ad astra

Giovanni Cozzolino

Sociologo- Ricercatore scientifico Epignetista

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