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“Qatargate”: “Perché hai rapinato la banca?”chiede il poliziotto. “Beh, i soldi stanno lì, no?” risponde il rapinatore.

E’ uno schifo. Diciamolo forte e chiaro. Anche di più: è sporcizia umana e politica.

I casi recenti riguardo Soumahoro e Panzeri, ed i soggetti collegati, sono esattamente questo. Come altri in passato, rappresentano la debolezza umana, il delirio della politica, quella che mai vorremmo avere o vedere, l’ambizione e la illusione di avere un posto nel mondo così potente da dettare le regole del gioco, in tal caso in sede europea.

Un filo rosso li unisce, quello dell’imbarazzo nella sinistra italiana (e non solo), con un duro colpo alla credibilità di un intero mondo che fino ad oggi rivendicava con forza, erigendosi a paladino, una sorta di innata superiorità morale. Garantismo, sempre. Ma i fatti appaiono già molto chiari.

“Perché hai rapinato la banca?” chiede il poliziotto. “Beh, i soldi stanno lì, no?”, risponde il rapinatore.

“Qatargate” potrebbe contenere esattamente quanto sopra.

I partiti non fanno più politica“. Fanno altro. Alla luce dei fatti possiamo dire che probabilmente aveva ragione Enrico Berlinguer e la sua frase storica nell’estate del 1981, in cui il segretario del Pci rilanciava la questione morale.

Tema che mai è tramontato e mai tramonterà nel dibattito politico italiano, che oggi ha superato le Alpi, ed ha investito anche il Parlamento europeo, anche se molti osservatori stranieri hanno definito questa triste storia di mazzette come una sorta di “Italian Job”: un affare, appunto, prettamente italiano. E di questo mi dolgo. Perchè se è vero che in politica, ahimè, passeggiano simili figuri, è altrettanto vero che la ampia maggioranza è fatta da persone serie, politici che davvero mettono faccia e impegno, e credono fortemente nel loro daffare, che non è affare.

Al di là di ogni ragionevole dubbio, e delle debite ricostruzioni che sono a cura della magistratura, così come le responsabilità penali, ciò che si rende molto evidente è come il ‘Qatargate’ sia una bruttissima vicenda che riguarda prettamente la sinistra, in particolare la delegazione italiana del gruppo dei socialisti e democratici eletti a Bruxelles, e tutto quel circolo di amici e di potere che ruotava attorno all’ex dirigente della Cgil Antonio Panzeri. Ma molti sembrano non essersene accorti. Già. la suddetta parte politica, quando viene toccata in primis, tace. Salvo esclamare di essere parte lesa e farsi parte civile.

Diversi gli scenari che si potrebbero evidenziare, come nuove ondate da effetto domino nell’inchiesta Qatar-Marocco, ma al momento mancano diversi elementi per fare chiarezza sulle cause di tutto ciò e delle conseguenze. Certo, quando la presidente del parlamento europeo, maltese, espressione di un paese che è una piattaforma offshore e incrocio d’interessi di ogni genere, afferma “siamo sotto attacco” è evidente che, senza indicare chi sta attaccando e perché, c’è il timore che lo scandalo vada ben oltre l’Italia, il Qatar e il Marocco.

La “questione morale” è sempre stata una carta giocata dalla sinistra per inchiodare politicamente la destra con le sue malefatte. Quante accuse negli anni passati? Quante dita puntate e quante illazioni su leader che hanno fatto la storia della politica italiana…

E oggi, dove è stata riposta la LORO QUESTIONE MORALE?

Eccola : c’è chi afferma, nel difficile tentativo di salvare la pelle, ( probabilmente anche la sua) che quel che sta succedendo negli uffici nel Parlamento europeo sia colpa… della destra, “che si è opposta alle regole di trasparenza che noi volevamo mettere”. A dirlo, guarda caso, è un deputato del Pd, Brando Benifei, capo delegazione Dem, respingendo l’accusa di ‘immoralità’ politica.

Diciamolo pure: la questione morale, effettivamente, passa da Bruxelles ed il Marocco, passando dal Qatar, con la esigenza di tutelarsi dalla Black list che racchiude i Paesi che violano i diritti umani, senza dimenticare Aboubakar Soumahoro, l’ex simbolo della lotta al caporalato, passato in poco tempo dalle sue foto con gli stivali sporchi di fango, simbolo della fatica e del lavoro degli immigrati, ( tema che conosce bene a quanto pare!)  a quelle della suocera e della compagna Liliane Murekatete, che a dispetto della miseria dei sui “ospiti ” esibisce  borse e capi di lusso,

Il punto, per il Qatargate come per Soumahoro, non sono tanto le accuse degli inquirenti, ma proprio la questione morale, culturale e politica, diciamo l’opportunità di certi comportamenti che rendono tutta a sinistra e anche la nostra democrazia , sicuramente più debole. Più fragile. Compromessa. Di cosa e di chi dovrebbero fidarsi i cittadini, gli elettori? Ecco che ancor di più occorre saper scegliere persone capaci e serie, con una buina Reputation in termini di moralità e comportamento nel tempo. Tornare alla vecchia sana politica di impegno e scalata negli anni, e non nel fare 10 piani in pochi mesi.

Nella vicenda Qatargate una cosa è chiara: spesso i regimi autoritari hanno l’esigenza di darsi una verniciatina di rispettabilità e quindi si rivolgono a chi li può aiutare. Chi migliore di un Eurodeputato?

Roboante nei media, e nell’opinione pubblica, il titolo di ‘vicepresidente del Parlamento europeo’ di Eva Kaili, indubbiamente fa rumore.

Ma siamo in una fase storica in cui una vicepresidente può fare qualche dichiarazione, rilasciare interviste, millantare credito ma le decisioni, bel sappiamo, si prendono nelle sedi opportune.

Titoli senza sostanza, in sintesi, per personaggi senza un potere reale, ma disposti ( quello si) a vendere promesse a chi ha tanti soldi da spandere, che vorrebbero rendere un Sistema piegato e favorevole ai loro interessi.

E quindi: comanda di più il potere politico o quello economico? Le risposte variano tra democrazia, ‘prima la politica’, e sistemi autoritari, ‘prima il potere del denaro’. Nella realtà delle debolezze umane non sempre funziona esattamente così. Anzi, spesso all’incontrario.

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