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Napoli- Milano andata e ritorno: il caso di Giuseppina

Diciamolo pure, la storia della bidella che tutte le mattine prende un treno da Napoli per raggiungere Milano, luogo di assegnazione lavorativa, era da strappalacrime, un po’ da libro Cuore.

Perché un posto di lavoro “che diamine!” non si si rifiuta mai.

Neppure se occorre alzarsi alle 4 e rientrare a casa alle 23. Follia.

E’ credibile, è falsa?

Infatti, molti commentatori social seppur incantati dalla storia, si domandavano esattamente questo. E leggere centinaia di commentatori stracciarsi le vesti, giurare che è storia vera, alzarsi a condottieri della ragazza, mette i brividi.

Davvero è così facile ingannare? Così facile creare un “caso” ? Parrebbe di si.

Giuseppina Giugliano, l’operatrice scolastica “pendolare da Napoli a Milano” per lavoro, è stato l’argomento più trattato e discusso di questi giorni.  Il Giorno, per primo ne ha parlato, con un articolo e un video dove la stessa Giuseppina si fa riprendere e racconta del suo viaggio giornaliero, il suo percorso serale dal Liceo Artistico Boccioni di Milano fino a Stazione Centrale, per poi salire a bordo del treno Italo con destinazione Napoli. 

Sia il personale della scuola che la direttrice didattica davanti ad alcuni giornalisti che si sono recati nell’Istituto, hanno fatto muro di gomma. Che siano impauriti da tutta questa improvvisa mediaticità?

Solo qualche studente della scuola ha risposto alle domande dei giornalisti, chi con timidezza e chi con un certo timore. Buona parte di loro non conosceva affatto Giuseppina, non l’ha mai vista, forse data l’ampiezza dell’Istituto. “Qualcuno afferma di conoscerla almeno dallo scorso anno, descrivendola come una persona gentile e disponibile. Ma la gran parte è disorientata, racconta di averla intravista per poco, o mai.” Come scrive “Open” .

Una fonte racconta che alcuni dipendenti avrebbero affermato che Giuseppina sia andata in malattia dopo un primo mese di lavoro e di “pendolarismo estremo”. Una versione della storia simile a quella che circolava già sui social attraverso il tweet dell’utente Davide Andriolo, il quale avrebbe sentito degli insegnanti della scuola di sua conoscenza:

«L’ha fatto due volte e poi si è messa in congedo straordinario, retribuito».

La smentita della Dirigente scolastica, hurrà!, arriva a Radio 24, ( pare) durante la trasmissione del 18 Gennaio, ma la fonte dichiara di aver scelto di non renderla pubblica per non alimentare la già esagerata visibilità.

Ma chi è esattamente Giuseppina GIUGLIANO ( perchè questo è l’esatto cognome, e non Giuliano) ? Appare sui social nel suo centro estetico, attraverso Reel e Stories esattamente nelle ore in cui ella dichiara di essere in servizio.

Quindi, c’è da chiedersi: Cui prodest?

Intendiamoci. Il problema esiste, e non da oggi. E c’è da sperare che il Ministero dell’Istruzione metta mano alla questione “incarichi” così lontani da casa.

Che bisogno c’è di aggiungere maggiore punteggio perché assieme al Cv c’è anche un notevole numero di km? È un grande errore.

Primo perché è ovvio, dopo un po’ il dipendente entra in stress e abbandona o, peggio, entra in stato di malattia creando disservizi. Secondo perché le spese aumentano e dello stipendio rimane ben poco.

Indubbiamente il caso di Giuseppina è diventato un caso mediatico che si aggiunge ad altri che ci dimostrano quanto più veloce viene diffusa una Fake che la Verità. Quanto sia dannoso un mancato fast checking, forse a pro del sistema per il quale più c’è visibilità più il sito cresce.

Perchè così funziona. Un totale di 52 articoli, principalmente delle maggiori testate, qualche modesto blogger, e sulla piattaforma di casa Meta si è generato il 98,4% dell’engagement totale, che è arrivato un poco più di 24 ore a 64mila interazioni. Pensate che, ad esempio, Sanremo ha prodotto un engagement medio su singolo articolo condivo di 153 interazioni, contro le 1.234 di Giuseppina. Apparentemente, la condivisione della storia della bidella è un caso da manuale di successo social.

Perchè quando pubblichiamo un contenuto sui social media potremmo voler vendere, acquisire clienti, generare traffico sul nostro sito web, veder crescere la community, aumentare la notorietà del brand. Qualsiasi esso sia, però, non può essere perseguito con una simil strategia e un’ottica del “vale tutto”, soprattutto, a scapito dei tanti lettori.

Quando un giornale condivide i suoi articoli, generalmente punta ovviamente ad una crescita della community ed a un aumento del traffico al sito.

In questa visione ecco che la storia di Giuseppina diventa vincente.

Ma se il contenuto è falso, ed è innegabile, ne va della credibilità. Non basta un episodio per minare alle fondamenta la reputazione di un brand , ma questo approccio mette seriamente in pericolo la fiducia dell’utente.

Qui, di serio e vero c’è solo un cosa: il de prufundis del giornalismo.

Amen.

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