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Cara Chiara…

Ti scrivo, da donna a donna. Amo come te la libertà, e pertanto cerco di esprimere quanto provo in questo istante.

Scendi le scale dell’Ariston sulle note di Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli, con un abito PARTICOLARE, che attira subito l’attenzione.

«Questo vestito non è trasparente, è solo un disegno del mio corpo», spieghi, «ha un significato molto profondo che si lega a quello che sto per dire. In generale, il corpo delle donne non deve mai generare odio o vergogna».

E poi il monologo. La tua lettera, come affermi, è alla “te ” bambina, ed è un messaggio per tutte le donne: «Ciao bimba, ho deciso di scriverti una lettera, tutto quello che faccio, lo faccio per te: per la bambina che sono stata» e termina: « Da donna dovrai affrontare tante battaglie ma ricorda che essere donna non è un limite, dillo alle tue amiche e lottate insieme per cambiare le cose».

Nel mezzo. tante parole, frasi dedicate alla bimba Chiara: «Vorrei dirti che sei abbastanza e lo sei sempre stata. Tutte le volte che non ti sei sentita abbastanza bella, intelligente, in realtà lo eri».

Incoraggi a vivere: «…le montagne russe, vivile tutte senza paura. La paura è una brutta sensazione che ti accompagnerà tante volte. Quando si ha paura significa che stiamo facendo la cosa giusta».

E poi scrivi: «L’abito è disegnato per – Riportare- l’attenzione sui diritti delle donne, del loro corpo e su come il disporre del corpo femminile dalle stesse sia, purtroppo, ancora considerato discusso e discutibile.»

Parto da qui. Davvero pensi che tale abito sia simbolo di libertà e rispetto delle donne? Pensa a tutte quelle donne che, per varie motivazioni, gravidanze comprese, non potranno mai aspirare a indossarlo, pensa la frustrazione, vedendoti.

Non è un abito per tutte. No. E non è segno di libertà.

Ma Tu affermi : « Sai, da donna dovrai affrontare tante battaglie, dal dovere lavorare il doppio di un uomo per farti prendere sul serio, al non poter vivere liberamente il tuo corpo, perché se lo nascondi sei una suora, se lo mostri una t***a.»

Tutto dipende da cosa mostri, perchè esistono limiti, si chiamano pudore, decenza, rispetto degli altri. Perchè, sai, io appartengo all’epoca ” della tua libertà che termina dove inizia la mia”, non credi sia corretto? Non sono bigotta, oh no!, Sono normale, pensa te.

Gli stereotipi culturali sono sempre esistiti, sin dalle grandi Star ( quelle, si!) del passato, ammirate per le loro curve e sensuali gestualità, non vedo tutta questa lezione di vita mostrando un apparente nudità data da un abito “trompe-l’oeil” .

Vedo provocazione. Ma forse è ciò che volevi. Bingo.

E poi, parliamo della paura.

«Un amico un giorno mi ha detto che nessuno fa la fila per delle montagne russe piatte. Vivile tutte senza paura, anche se la paura ti accompagnerà tante di quelle volte che perderai il conto, ma se una cosa ti fa paura probabilmente è la cosa giusta da fare». e bisogna procedere per vincere «le insicurezze nella sua testa».

Davvero la paura è il segnale di essere nella “giusta” strada? Non può essere, per caso, un allarme per fermarsi e riflettete sul da farsi? Avere paura può significare anche che una certa azione, o scelta, non si abbia a fare, magari perchè è pericolosa. Incoraggiare ad oltrepassare la paura, può essere un messaggio alquanto pericoloso.

«Ti sentirai in colpa ad avere altri sogni oltre la famiglia perchè la nostra società ci ha insegnato che quando diventi madre, sei solo una mamma. Ti faranno sentire in colpa se stai lontana dai figli. E quando lo stesso trattamento è riservato agli uomini? Quasi mai.».

Chi è che ti fa sentire in colpa, Chiara? Ma in che epoca sei rimasta? E’ retorica, propaganda, alquanto scontata e sterile.

Perdonami.

Da mamma, da nonna. Da lavoratrice, ho mille difficoltà per vivere la mia famiglia come vorrei, ma non per questo mi sento in colpa. E penso di parlare anche a nome di tante altre, come me. Se stai con qualcuno che ti fa sentire così, mollalo. Dammi retta.

Sei nata da un semplice blog di moda nel 2009, senza aiuti ( affermi) e sei oggi costellata di successi imprenditoriali e social, con oltre 25 milioni di followers su Instagram che ti annoverano tra i personaggi più famosi al mondo. Così tanto da essere punto di riferimento prezioso per tantissimi teenager, non solo sul piano professionale, bensì come personaggio affermato. Fanne buon uso. Cerca di trasmettere ai giovani, che sono il tuo pubblico, ciò che davvero vale.

Si, è vero. esistono uomini violenti, donne violente, società violenta. Esistono i cattivi, i malvagi, gli Hater. Esistono e vanno combattuti.

Così ?

Un bel dito alzato, in segno di Vaffa. E via.

Ma il messaggio da trasmettere non è questo. Come non è sfilare in nude look, bensì semplicemente essere ciò che si è. Che, poi, insomma, è ciò che fai apparire ogni istante: una mamma, una moglie, una donna. Semplicemente, bastava così.

E ti perdoniamo anche di ” sbattere” i figli in prima pagina, ogni istante.

Anzi, devi augurarti che lo faranno loro, un domani. Per averli mostrati sin dal primo vagito, in ogni loro aspetto. O meglio, nell’aspetto che la tua Corporation Ferragnez ha deciso andasse bene per il tuo business.

Ma, va tutto bene.

Indubbiamente, siamo noi le cretine. Quelle che ti criticano, non ti osannano.
Le stolte, le ingrate. Noi, donne. Semplicemente umane.

Scusaci #Ferry se non TI abbiamo ben capita.
Tu voli troppo alto per noi “povere semplici donne mortali”, che ancora crediamo che non siamo importante poter indossare un’opera d’arte ma di ESSERE opera d’arte.

Libere, anche con un saio informe, coperte dalla testa ai piedi, o nude a correre in spiaggia.
Libere, perché lo si è dentro, lo si è educando i figli, fuori dai riflettori e dai social sponsorizzati, dove persino un parto in diretta, o un ricovero in ospedale, la bambina che fa la cacca, o il cane che si alza in piedi, facciano spettacolo.

Libere, da stereotipi antichi, con la scelta di avere accanto chi ci rispetta e ci valorizza.

Libere. Perché non è un palco a darci notorietà, ma la nostra semplice vita di ogni giorno, faticosa e senza staff a darci supporto. E, non di meno, una famiglia importante alle spalle.

Senza c/c straripanti, senza marchi famosi a darci compensi, senza Holding a darci posizioni di spicco.

Sii libera, non pensarti libera, cosa ben diversa.
Perché libere lo si è se davvero lo si è.

Tu, sei certa di esserlo davvero? E se domani ( chissà…) sparissero tutti i tuoi milioni di followers? Pensaci.

Non darmi risposte, so che non lo farai, anche perchè sinceramente non importano.

«Vorrei dirti che sei abbastanza e lo sei sempre stata. Tutte le volte che non ti sei sentita abbastanza bella, intelligente, in realtà lo eri».

Anche io vorrei dirtelo: « Sei abbastanza Chiara. Tu, come tutte Noi.

Tu hai avuto qualche chance in più, delle tante noi. Sei stata brava? Si. Ma la base di partenza era ottima. Non credi? Potrei raccontarti tante storie, molto meno felici della tua, non la mia, perchè al contrario tuo, non amo l’autoreferenzialità.

Ah! un’ultima cosa.

Non permettere più a nessuno di dire: « L’ha scritto da sola!”

L’abbiamo capito, che l’hai scritto da sola.

#chiaraferragni

#sanremofestival

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